niveLa consapevolezza

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Aviazione e dimensione aziendale sono due ambiti che in apparenza non hanno nulla in comune. La prima viaggia a dodicimila metri dal suolo, la seconda si svolge ben piantata a terra. Eppure, basta andare appena oltre le apparenze per scoprire che in realtà gli strumenti, le tecniche e le procedure messe a punto in aviazione possono diventare utilissime risorse da adattare anche in situazioni molto diverse. Come ad esempio quelle aziendali.

Pensiamo alle soft skills, quelle competenze dette anche trasversali che ormai da una parte sono considerate imprescindibili nei profili professionali di qualunque impiego, ma che dall’altra non vengono sempre messe in primo piano quando si deve programmare la formazione. Forse perché c’è ancora in voga il modo di pensare che le considera innate, o addirittura acquisibili solo con l’età e l’esperienza; in realtà non è affatto così. In aviazione, infatti, le soft skills – chiamate anche non-technical skills – sono importanti al pari delle competenze tecniche e ognuna ha un nome, una definizione, una storia, una procedura. E tutti questi strumenti possono essere adattati con efficacia al contesto aziendale. 

La Consapevolezza della Situazione

La prima delle sette non-technical skills elaborate dall’aviazione è la Consapevolezza della Situazione (situation awareness). 

Di cosa si tratta?

Per i piloti di caccia della Seconda Guerra Mondiale, il gruppo che ha codificato questa competenza, significava conoscere tutto, o quasi, ciò che poteva entrare in gioco nel momento in cui andavano in missione: le condizioni atmosferiche e ambientali, le possibili reazioni del nemico e quelle degli alleati, i fragili equilibri strategici. In poche parole, essere consapevoli per loro significava essere pronti a tutto.

Anche se in azienda non ci si trova di fronte a un attacco nemico è certo che considerare ciò che ci circonda per essere poi consapevoli fondamentale per prendere delle decisioni efficaci anche in casi di emergenza, oltre che in situazioni normali.

Tre passi

La consapevolezza non arriva tutta in un colpo, con un’intuizione o una deduzione rapida. Sono tre i passi da seguire per riuscire ad arrivare alla vera e propria situation awareness:

1. Percezione. Ha a che fare con i nostri cinque sensi, con l’ambiente, è ciò che possiamo sentire, ascoltare, toccare con mano . Potrebbe sembrare estremamente facile, e invece ci vuole allenamento per riuscire a isolare le sensazioni dalle emozioni. Molto spesso, senza accorgercene, ciò che ci sembra di percepire come vero e inattaccabile è invece viziato dalla nostra emotività, che con l’esterno ha ben poco a che fare. Facciamo un esempio: cosa percepite più rischioso, un viaggio in auto o un viaggio in aereo? La paura di volare è molto più frequente della paura di guidare. Eppure, gli incidenti aerei sono statisticamente meno probabili degli incidenti d’auto.

2. Comprensione. Una volta ottenute le informazioni dall’ambiente, qual è il prossimo stadio? Interpretarle, certo, ma anche e soprattutto selezionare le priorità e delegare i compiti. Non tutto ciò che possiamo percepire è vero, non tutto ciò che sembra vero lo è. È un po’ lo stesso meccanismo di quando cerchiamo delle informazioni su un motore di ricerca: chiaramente le prime saranno quelle più adatte a ciò di cui abbiamo bisogno, ma non possiamo metterle tutte sullo stesso piano, dare loro la stessa importanza. È fondamentale scegliere quelle che considereremo per prime, quelle più rilevanti, e quelle che possono anche venire omesse.

3. Proiezione. È l’ultimo passaggio, quello più complesso. La proiezione consente di pre-vedere quello che potrebbe accadere nel futuro prossimo alla luce delle informazioni che abbiamo percepito e poi compreso. Nessuna sfera di cristallo, né carte magiche: è una abilità che, anche se è molto complessa e difficile da acquisire, non ha a che fare con il sovrannaturale; è parte del processo con il quale elaboriamo le informazioni per scegliere il modo migliore di agire in una determinata situazione.

Imparare la proiezione è possibile soprattutto grazie a una cosa che facciamo tutti, nessuno escluso: commettere errori.

Gli errori ci mostrano quali sono i punti deboli del nostro pensare e del nostro agire; ci aiutano a metterci in discussione; ci insegnano sempre qualcosa. Non bisogna considerarli come da evitare a ogni costo, perché oltre a tutti questi vantaggi hanno anche la caratteristica di essere inevitabili. Nessuno di noi può evitare di sbagliare. Ma possiamo imparare da ciò che abbiamo vissuto.

Applicare la consapevolezza in azienda e nella vita di tutti i giorni è sicuramente un vantaggio. Come anche le altre non-technical skills, non si tratta di qualcosa di astratto e innato; per acquisirla è fondamentale avere ben chiaro cosa significa, come arrivarci e affidarsi a professionisti che possono indirizzarvi al meglio. 

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 Fabio Cassan è un ex ufficiale pilota militare ed ex comandante pilota di linea.
Da anni collabora con Nive, in particolare per gli aspetti riguardanti il Fattore Umano e le Non Technical Skills 

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