niveLe checklist: spunte per evitare errori

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«C’erano troppe cose da ricordare anche per i piloti più bravi del mondo»

Fu dopo l’incidente aereo del Boeing B-17 nel 1935 che vennero introdotte le checklist in aviazione. Un incidente gravissimo, con un tragico bilancio; e tutto per uno sbaglio che, con il senno di poi, appare quasi banale.

Il Boeing B17 era molto complesso, le procedure da svolgere prima del decollo erano molte, e all’epoca ci si affidava solo alla bravura e alla memoria dei piloti. Peccato che quel giorno il pilota fece cilecca, e  dimenticò di sbloccare i comandi di volo, un’operazione fondamentale. Sicuramente aveva fatto il suo anche la tensione di quel giorno, in cui quel velivolo sarebbe stato presentato ufficialmente: c’erano le autorità, la stampa… la pressione era davvero molta.

A causa della dimenticanza del comandante, l’aereo precipitò poco dopo il decollo. 

Fu a partire da quel giorno che vennero istituite le checklist: la commissione d’inchiesta le rese obbligatorie, per fare in modo che prima di ogni decollo si verificasse con precisione di aver eseguito tutte le attività e i passaggi fondamentali per il volo.

Side view of the Boeing XB-17 (Model 299) after the fire was extinguished. (U.S. Air Force photo)

L’incidente al Boeing B17 (https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Boeing_Model_299_crash.jpg)

Cosa sono le checklist?

Nulla di trascendentale: in sostanza, si tratta di elenchi di azioni che servono a non dimenticare o a controllare i passaggi più delicati quando si sta svolgendo un’azione, un’attività, un procedimento, un’operazione…

Sono strumenti molto flessibili e possono essere usati per non dimenticare le medicine a casa quando si parte per le ferie o prima di mettere in moto un aereo di linea. Prima di un’immersione subacquea o prima di lasciare l’ufficio alla sera.

Ce ne sono di vario tipo, ad esempio le to do-list, che comprendono le operazioni da svolgere prima di un’operazione, un viaggio, una missione. Oppure le challenge and response, che coinvolgono due persone: il primo legge i punti della lista e l’altro controlla che sia tutto in ordine.

Sono usate in molti settori, ad iniziare dall’aviazione dove sono nate, si sono diffuse in molte attività come la chirurgia, i trasporti, le centrali, gli impianti industriali. In alcuni casi sono obbligatorie e la voce di chi le legge viene registrata, come nel caso dell’aviazione, proprio per assicurarsi un alto tasso di controlli e di sicurezza.

Oggi le checklist sono usate anche in forma digitale, su uno schermo attraverso un’applicazione, man mano che si leggono le voci si spuntano e si passa alla voce successiva.

Sembrerebbe banale costruire e leggere una checklist ma non è così. Se non vengono già fornite da chi conosce bene ciò che si deve fare,  è necessario avere una certa esperienza per ideare un prototipo, collaudarlo e poi istruire il personale. Pensiamo anche solo banalmente al procedimento per cambiare la cartuccia di una fotocopiatrice: sono i costruttori che hanno le competenze per riuscire a scrivere le istruzioni da svolgere in modo ordinato affinché tutto vada per il verso giusto; non possiamo fare da noi, a meno che non vogliamo rischiare di combinare qualche guaio.

Insomma, le checklist possono essere strumenti potenti sia per la sicurezza che per la produttività ma è necessario avere un minimo di formazione. È poi importante una certa flessibilità, l’adattamento ai cambiamenti: se una checklist è obsoleta va cambiata e aggiornata. 

Esempio di checklist: 

https://www.scubaportal.it/scuba2015/wp-content/uploads/2017/06/check-list.pdf

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Fabio Cassan è un ex ufficiale pilota militare ed ex comandante pilota di linea.
Da anni collabora con Nive, in particolare per gli aspetti riguardanti il Fattore Umano e le Non Technical Skills

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