niveDiventa un detective della comunicazione! – Metaprogrammi

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Parte 2: i Metaprogrammi

Nel nostro ultimo articolo abbiamo iniziato ad addentrarci nel mondo dei filtri che ognuno di noi adopera per rappresentare la realtà esterna. Dopo i sistemi V.A.K è arrivato il modo di approfondire i metaprogrammi.

Metaprogrammi

Sono filtri inconsci attraverso i quali percepiamo la realtà e ne facciamo la nostra mappa. I primi passi verso lo studio dei filtri mentali furono mossi da Carl Gustav Jung nel suo libro Tipi Psicologici (1921), e successivamente nel 1967 John C. Lilly coniò il termine “metaprogrammi”. Questi argomenti vennero poi ripresi in veste di Programmazione Neurolinguistica da, citando i principali, Leslie Cameron Bandler, John Grinder, Gregory Bateson.

 L’utilizzo dei metaprogrammi consente quindi di filtrare, tra gli input che riceviamo dall’esterno attraverso i cinque sensi, quelli che riteniamo utili al fine di costruirci la nostra soggettiva e personalissima mappa della realtà.

Il loro utilizzo è di fondamentale importanza, perché la nostra mente conscia è in grado di prestare attenzione solo a un certo numero di informazioni alla volta, quelle che sono più rilevanti rispetto ai nostri comportamenti. I metaprogrammi sono filtri dell’attenzione che ci aiutano e ci consentono di processare le informazioni, orientando e guidando i nostri processi di pensiero che si trasformano in comportamenti e modi di comunicare con gli altri.

Ora, immaginate il vostro cervello come una porta blindata e chiusa a chiave. La vostra intenzione è di aprirla ma non avete la chiave, quindi,  anche se provate a prenderla a spallate non otterrete alcun risultato. Ebbene, la chiave per il nostro cervello sono i metaprogrammi!

Ma come facciamo a trovare la chiave giusta e ad estrapolare i metaprogrammi?

La risposta anche qui è semplice: ascoltando e prestando attenzione al linguaggio dell’altro. Esistono poi delle domande “di estrazione” che ci permettono di guidare la conversazione e capire quali sono i filtri che utilizzano gli interlocutori.

Tutti siamo tutto! Come per i sistemi rappresentazionali, ognuno di noi li utilizza tutti sulla base del contesto anche se ne abbiamo di “preferiti”. Non ci sono metaprogrammi giusti o sbagliati, buoni o cattivi; semplicemente, sono più o meno funzionali alla situazione e all’obiettivo che si intende conseguire. 

Un suggerimento: tutto ciò risulterà molto più facile se precedentemente abbiamo costruito rapport!

I metaprogrammi si suddividono in tre categorie:

  1. Selezione primaria.
  2. Selezione funzionale.
  3. Selezione temporale: identificano il tipo di approccio che un individuo ha con il tempo, la pianificazione, la percezione dello scorrere delle cose.

I metaprogrammi a selezione primaria rimangono tendenzialmente costanti nella vita di un individuo e si formano attorno ai 6-7 anni. Sono sei:

  1. Persone Nel raccontare qualsiasi esperienza la tendenza sarà di nominare le persone presenti, anche quando non conosciute.
  2. Luoghi È tipico di colui che fa riferimento al luogo o alla collocazione spaziale quando parla. Nei suoi racconti farà riferimenti a paesaggi, monumenti, negozi.
  3. Cose Chi presta maggiore attenzione agli oggetti e alla loro descrizione. Se si parla di lavoro, ci parlerà degli oggetti che utilizza o dei mezzi che adopera per raggiungere un posto.
  4. Informazioni Colui che presta maggiore attenzione al perché delle cose che ha fatto o che ha detto.
  5. Attività L’attenzione viene posta è sulle attività svolte e, di solito, vengono utilizzati molti verbi per esprimersi.
  6. Tempo Chi usa questo metaprogramma tenderà a prestare maggiore attenzione alla collocazione temporale precisa, quindi parlerà di orari e date precise.

L’estrazione di questi avviene per quantità ascoltando la risposta a una domanda generica posta all’interlocutore. I primi due o tre elementi indicheranno i metaprogrammi rilevanti.

I metaprogrammi a selezione funzionale si riferiscono alle capacità e influenzano il comportamento. Non sono così rigidi come i metaprogrammi a selezione primaria ma possono cambiare sulla base del contesto  e dell’esperienza.

Nella maggior parte dei casi, i metaprogrammi si presentano in coppia rappresentando due poli opposti nel mezzo dei quali esistono svariate posizioni intermedie. Anche in questo caso vale la regola “tutti siamo tutto”, pur avendo un orientamento prevalente verso l’uno o l’altro!

Vediamone qualcuno nel dettaglio:

  • Metaprogramma referenza Þ Interna / Esterna

Riguarda il criterio di valutazione e identifica se la persona nel valutare la propria prestazione fa affidamento a regole interne oppure cerca il feedback da fonti esterne. Colui che ha una referenza interna presta maggior attenzione alle proprie sensazioni e al proprio parere, di solito non ha bisogno dell’opinione degli altri. Dall’altra parte chi ha referenza esterna presta maggior attenzione ai consigli degli altri e sente il bisogno di conferme dall’esterno.

Le domande di estrazione per capire qual è il filtro utilizzato in prevalenza sono: “come fai a sapere che…?”, “come hai deciso di fare…?”.

Espressioni tipiche della persona referenza interna sono: “io mi rendo conto”, “capisco”, “so bene” mentre il referente esterno utilizza “lui crede”, “mi hanno riferito”, “dicono spesso”. 

  • Metaprogramma direzione Þ Via da / Verso

Questo filtro riguarda la motivazione che spinge l’individuo a fare o non fare qualcosa e indica se l’energia motivazionale della persona è centrata sul raggiungimento degli obiettivi o sui problemi da evitare. La persona “via da” presta più attenzione alle conseguenze che desidera evitare mentre la persona “verso” presta maggiore attenzione a ciò che desidera raggiungere.

Le domande di estrazione per capire qual è il filtro utilizzato prevalentemente sono: “perché lo fai?”, “che cosa ti spinge a…?”, “che cosa vuoi da…?”

La risposta del “via da” includerebbe verbi ed espressioni come smettere, evitare, eliminare, togliere, non voler più, mentre la risposta del “verso” sarebbe caratterizzata da verbi ed espressioni quali ottenere, raggiungere, piacere, migliorare.

  • Metaprogramma controllo Þ Proattivo / Reattivo

È un filtro dell’azione e indica se una persona tende più ad agire direttamente sulla realtà o se preferisce prima attendere che qualcosa accada, per poi reagire di conseguenza.

La persona proattiva è quella che provoca gli eventi e fa in modo che le cose accadano mentre la persona reattiva è più riflessiva e difficilmente prenderà l’iniziativa. 

Non ci sono domande di estrazioni particolari, in questo caso: la cosa più efficace è osservare il comportamento della persona e ascoltare le sue parole. Tipiche del proattivo saranno “ora, andiamo”, “vado io”, “comincio io” mentre tipiche del reattivo saranno “ci penso”, “voglio capire bene”, “devo considerare”.

  • Metaprogramma stile lavorativo-appartenenza Þ Giocatore libero / Squadra / Manager

Questo metaprogramma indica la preferenza e la predisposizione a lavorare da soli o in squadra. Esistono persone che sono più produttive se inserite in un  team, e persone che sono più efficienti quando lavorano in maniera indipendente. Inoltre, questo filtro indica la percezione che l’individuo ha all’interno del gruppo stesso. 

Anche qui non ci sono domande di estrazione; occorre piuttosto concentrarsi sulle espressioni linguistiche utilizzate, ad esempio la persona squadra userà “noi”, “noi abbiamo fatto”, “noi abbiamo deciso”, a differenza del giocatore libero che tenderà a separare  se stesso dagli altri utilizzando “io e voi”, “io e te”, “io e gli altri”.

Esistono infine persone che pur volendo far parte di una squadra preferiscono avere all’interno ruoli di maggiore responsabilità e di potere decisionale. Gli individui manager utilizzeranno espressioni come “io ho deciso e tutti insieme abbiamo fatto” facendo riferimento al “noi”  ma separandolo dall’ “io”. 

  • Metaprogramma ragione Þ Opzioni / Procedure

Riguarda lo stile di risposta di un individuo nel momento in cui deve portare a termine qualcosa. C’è chi preferisce avere una procedura precisa e ben definita per svolgere una determinata attività e che preferisce avere la libertà di scegliere come portare a termine il lavoro, se scrivere una nuova procedura o seguirne di già stabilite, ma apportando modifiche.

Quindi la persona “opzioni” presta più attenzione alla scelta, mentre la persona “procedure” focalizza l’attenzione su procedure da seguire passo per passo.

Le domande di estrazione sono le seguenti: “come pensi di muoverti rispetto a…?”, “Perché hai fatto così?”, “cosa facciamo?”.

Le persone che utilizzano il filtro opzioni saranno motivate e utilizzeranno il linguaggio della possibilità ad esempio “andiamo, poi vediamo”, “ci pensiamo strada facendo”, “intanto iniziamo”. D’altra parte avremo la persona che utilizza il filtro procedura che utilizza il linguaggio della sequenza e risponderà con espressioni come “prima facciamo questo…”, “il metodo da usare è…”, “prima…dopo…infine…”.

  • Metaprogramma relazione Þ Sintonico / Distonico

Viene utilizzato nel processo di comprensione e decisione. Ci sono persone che individuano prima di tutto le somiglianze e, viceversa, ci sono coloro che tendono a vedere prima di tutto le differenze. Il focus dell’attenzione per il sintonico è rivolto a ciò che è simile, alle cose in comune mentre per il distonico l’attenzione è alle differenze.

Sintonico è anche colui che tendenzialmente risponde con il “” anche se non ne è del tutto convinto, opposto è il distonico che preferisce rispondere con il “no” (il cosiddetto “bastian contrario”).

Le domande per identificare il filtro utilizzato sono le seguenti: “che relazione c’è tra X e Y?”, “come valuti questa cosa rispetto alla precedente?”.

Espressioni tipiche del sintonico saranno: “lo stesso che”, “in comune”,  “come prima”; mentre il distonico dirà “invece di”, “a differenza”, “nuovo”, “diverso”.

Ciò che vi ho raccontato sono solo alcuni dei metaprogrammi e, per chi volesse approfondire, propongo un libro semplice e intuitivo:

Capire gli altri con la PNL – I metaprogrammi per comunicare con più efficacia di Raffaele Galasso e Patrizia Sciacca.

Come per i V.A.K., conoscere e avere la consapevolezza di come agiscono questi filtri ci consegna la chiave che permette di aprire la porta per comprendere il modo di agire dell’altro e di noi stessi, e di prevedere le sue azioni e reazioni. Infatti, ognuno di questi filtri può essere usato a nostra favore utilizzando la stessa leva dell’interlocutore per agevolare il fine della conversazione o della relazione.

L’ultimo strumento che ci permette di avere un quadro completo e di diventare dei detective della comunicazione è il linguaggio del corpo. Ne parliamo qui!

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Valentina Favro ha una formazione economica e la passione per le persone, caratteristiche che utilizza e abbina nella consulenza aziendale. In Nive sta svolgendo anche attività di formazione in aula e di coaching.

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