niveUn vecchio film e la prevenzione dell’errore: le Dirty Dozen seconda parte

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Come abbiamo spiegato qui, le Dirty Dozen sono state elaborate nel mondo dell’aviazione, ma si prestano molto bene all’ambito aziendale, e non solo. Conoscerle può essere utile per implementare le prestazioni a lavoro ed evitare gli errori quando possibile, ma anche per analizzare a posteriori ciò che è andato storto per capire dove si poteva agire diversamente.

L’elenco delle Dirty Dozen non è in ordine di importanza. Tra la prima e l’ultima non c’è alcuna differenza e, oltre a questo, c’è anche un altro aspetto che bisogna sempre tenere a mente: non sono quasi mai isolate. Le troviamo spesso a gruppi di due o tre come ad esempio la mancanza di comunicazione  che potrebbe andare a braccetto con la scarsa assertività; la spossatezza, con la distrazione, e magari pure con lo stress, e così via.

Quali sono, quindi, queste Dirty Dozen?

Le Dirty Dozen

1. Mancanza di comunicazione (Lack of Communication)

«Ma come fai a non capirmi?»

Ci sono mille e più modi in cui si può manifestare questa condizione. Quando tra il mittente e il destinatario del messaggio si creano dei fraintendimenti, la comunicazione arriva monca, incompleta, o distorta. Accade perché il nostro modo di comunicare è influenzato dalla nostra storia, dalle esperienze passate, o anche dalle nostre aspettative. Tra l’altro, non basta poi usare una lingua comune tra chi produce e chi riceve il messaggio, perché oltre alla parola entra in gioco anche il linguaggio non verbale: gesti, toni della voce, prossemica, espressioni del viso… basta che anche solo uno di questi fattori non venga recepito nel modo corretto (ovvero, nel modo in cui vorrebbe il mittente) per creare problemi, ostacolare la comprensione e commettere errori.

2. Eccessiva sicurezza di sé (Complacency)

«Questo saprei farlo a occhi chiusi.»

Il termine complacency in inglese indica una sorta di autocompiacimento, di presunzione, una illimitata fiducia nelle proprie conoscenze e abilità. Si manifesta, sul lavoro, in quelle condizioni nelle quali siamo così convinti di ciò che stiamo facendo, che ci dimentichiamo che non basta conoscere a memoria un ambiente, una procedura, un contesto per diventare infallibili e non commettere più errori. Al contrario: a volte succede proprio che, per eccesso di sicurezza, si commettano errori quasi banali, addirittura molto più spesso di quanto non succeda a persone che hanno appena iniziato a lavorare.

3. Scarsa conoscenza (Lack of Knowledge)

«Non avevo davvero idea si facesse così.»

Non si nasce imparati, recita un celebre detto che ormai è entrato a far parte del vocabolario di tutti. Ed è vero: la conoscenza non è qualcosa che si acquisisce alla nascita o per osmosi, bensì con lo studio, la pratica sul campo, l’esperienza e, perché no, anche gli errori. Venire formati in modo approfondito per quello che si andrà poi a fare sul lavoro è fondamentale, perché senza una efficace formazione aumenta vertiginosamente la probabilità di sbagliare qualcosa. In questo caso, per riuscire a prevenire gli errori dovuti a una mancanza di conoscenza (tecnica, ma anche comunicativa, sociale, dell’ambiente, della storia e degli obiettivi dell’azienda per cui si lavora), lavorare d’anticipo è cruciale. Come è cruciale, con i continui cambiamenti nel mondo lavorativo d’oggi, essere aggiornati con continuità.

4. Distrazione (Distraction)

«Non me n’ero proprio accorto.»

Associamo spesso la distrazione a quei personaggi goffi e un po’ svampiti che si vedono nei film, quelli che inciampano ogni due metri sui propri piedi e si dimenticano sempre il portafoglio in auto un po’ come se la distrazione fosse una caratteristica propria di alcune persone, mentre altri ne sono quasi immuni. In realtà la distrazione è un meccanismo che entra in gioco nella nostra mente in risposta a determinate situazioni: quando stiamo facendo qualcosa che ci annoia, quando il compito che dobbiamo portare a termine è troppo difficile, quando entriamo in modalità “pilota automatico” di fronte a qualcosa che abbiamo già fatto infinite volte o, ancora, quando siamo rimasti concentrati per molto tempo e abbiamo bisogno di una pausa in cui svagare i pensieri. Stesse considerazioni per le interruzioni, che sul lavoro o per strada guidando un veicolo, possono portare a delle catastrofi similmente alla distrazione.

5. Mancanza di lavoro di squadra (Lack of Teamwork)

«Mi sono arrangiato, tanto ce la faccio benissimo da solo.»

Anche qui ci può venire in aiuto un popolare modo di dire: quando qualcuno afferma che la mano destra non sa quello che fa la sinistra, intende che un lavoro è stato fatto male perché la squadra che dovrebbe occuparsene non funziona, al punto che ognuno fa le cose per conto suo senza considerare gli altri. E questo non vale solo per quei compiti strettamente legati all’organizzazione di un team, ma anche per tutte quelle situazioni dove i collaboratori e i colleghi possono darsi una mano tra di loro con suggerimenti, critiche, un aiuto concreto nei confronti di qualcuno in difficoltà. Lavorare in un team è una risorsa, quando questo funziona bene; al contrario, se chi ne fa parte non agisce considerando una visione d’insieme e in un clima di mutua collaborazione, qualcosa rischia di andare storto.

6. Spossatezza (Fatigue)

«Mio figlio si sveglia in continuazione, sono tre notti che non dormo…»

Prendersi cura della propria salute psicofisica è fondamentale: mangiare sano, dedicare del tempo solo per sé, dormire un sufficiente numero di ore per notte non sono secondari a niente altro. Un organismo stanco e provato non solo non riuscirà a ottenere gli stessi risultati al lavoro di quanto non ne faccia uno ben riposato, ma rischierà anche molto più spesso di ritrovarsi in situazioni che possono mettere in pericolo sé stessi e gli altri. Vi mettereste mai alla guida di un’auto dopo giorni di insonnia, se di fronte a voi ci fosse un lungo viaggio in autostrada?

Per scoprire quali sono le altre sei Dirty Dozen di Gordon Dupont, qui troverete la parte due.

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 Fabio Cassan è un ex ufficiale pilota militare ed ex comandante pilota di linea.
Da anni collabora con Nive, in particolare per gli aspetti riguardanti il Fattore Umano e le Non Technical Skills 

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