niveUn vecchio film e la prevenzione dell’errore: le Dirty Dozen terza parte

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Dopo aver elencato la prima parte della lista di dodici precondizioni all’errore stilate dall’ingegnere canadese Gordon Dupont, di seguito troverete le ultime sei.

7. Scarsità di risorse (Lack of Resources)

«Abbiamo dovuto arrangiarci con quello che c’era.»

Risorse è una parola che vuol dire molto: il personale è una risorsa, i soldi sono una risorsa, il tempo è una risorsa. Se una qualunque di queste cose manca, o è scarsa, un compito sicuramente non potrà mai essere svolto bene come quando invece si ha tutto. La mancanza di personale può provocare un sovraccarico del lavoro distribuito tra le persone, per esempio; la mancanza di materiale porta a ritardi e sottoproduzione, la mancanza di tempo spesso si trasforma in risultati spesso raffazzonati. Per questo è sempre bene controllare in anticipo ciò che si ha, e ciò di cui si ha bisogno, da tutti i punti di vista. 

8. Pressione (Pressure)

«Devo per forza fare tutto entro oggi!»

Le attività manageriali sono sempre sottoposte a una notevole pressione, sia esterna – da parte dei dirigenti, o di altri responsabili – che interna (indotta da se stessi). Chiariamoci: una certa dose di pressione è positiva, aiuta a migliorare le prestazioni, a stare sul pezzo, a mantenere la concentrazione. Ma quando diventa eccessiva, si rischia di entrare in un circolo vizioso dove si cerca di ottenere qualcosa a tutti i costi, anche a scapito della propria serenità, o della salute. È fondamentale imparare a cercare e mantenere un equilibrio interno che riesca a regolare il carico di pressione, per evitare di commettere errori legati alla fretta, o all’ansia di fare sempre tutto ad ogni costo.

C’è un confine molto sottile tra pressione e l’origine dello stress.

9. Mancanza di assertività (Lack of Assertiveness)

«Non sapevo come dirglielo.»

L’assertività è un atteggiamento, un modo di essere e di pensare, una modalità di comunicazione sana ed efficace. Le persone assertive sono quelle che riescono a essere dirette, ma non aggressive, oneste, ma non maleducate. Se manca questa capacità di esprimersi con tatto ma al contempo con determinazione, capita spesso che la comunicazione risulti monca, che si creino fraintendimenti o omissioni. Come quando non si trova il modo per comunicare una notizia a qualcuno (perché si teme il giudizio, o una reazione brusca) e si finisce con il causare una catena di incomprensioni che portano a veri e propri errori.

10. Stress

«Lavoro sempre, anche nei weekend, e saranno anni che non mi prendo una vacanza!»

Se la Dirty Dozen numero sei (spossatezza) ci ricorda che è fondamentale prendersi cura del proprio corpo, questo punto ci ricorda invece che è altrettanto importante prendersi cura della propria mente. Non siamo macchine, e di fronte a una mole spropositata di lavoro e di impegno ci ritroviamo a risentirne psicologicamente, non senza conseguenze. Uno stress eccessivo è pericoloso: è una sorta di sovraccarico fisiologico, e porta non solo a commettere errori, ma a veri e proprio burnout, sindrome da stress lavoro-correlato, danni personali che ci si impiega molto tempo a sistemare. Molto di più di quanto non servirebbe per prevenire queste situazioni.

11. Mancanza di consapevolezza (Lack of Awareness)

«Non me n’ero mica accorto!»

Essere consapevoli significa conoscere la situazione (come abbiamo spiegato anche nel nostro articolo dedicato proprio a questo), saperla analizzare e comprendere per riuscire a cogliere sfumature, dettagli, possibili risvolti. Talvolta questa capacità viene boicottata da alcuni nostri atteggiamenti, come ad esempio la paura del cambiamento. Aver timore di mettere in discussione ciò in cui crediamo è in una certa misura normale, ma rischia di paralizzarci e di indurci in errore, soprattutto quando rimaniamo impantanati in credenze, valori, obiettivi che ormai non fanno più parte di noi e hanno bisogno di essere messi in discussione.

12. Regole informali sui luoghi di lavoro (Norms)

«Non serve che segui le indicazioni, conosco una scorciatoia!»

In ogni luogo di lavoro, accanto alle regole ufficiali nasce un sottobosco di convenzioni, usanze, consuetudini che pur non essendo scritte, finiscono per essere accolte e seguite da tutti i dipendenti. La maggior parte del tempo, le norme ufficiali e quelle informali convivono serenamente senza entrare in conflitto, ma talvolta succede invece che le seconde finiscano per sostituire le prime e una “scorciatoia” diventa più preferibile rispetto alle procedure di sicurezza; quando accade, è quasi inevitabile che qualcuno commetta errori, perché evitare i protocolli significa anche aumentare notevolmente il rischio di sbagliare. 

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 Fabio Cassan è un ex ufficiale pilota militare ed ex comandante pilota di linea.
Da anni collabora con Nive, in particolare per gli aspetti riguardanti il Fattore Umano e le Non Technical Skills 

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